Abby Johnson è una giovane ragazza al primo anno di college. Un giorno incappa in uno stand di Planned Parenthood (una delle più grandi catene statunitensi di cliniche abortiste) nel campus e nonostante i suoi valori pro-life, si fa convincere a diventare una volontaria, poiché affascinata dal discorso che le fanno sul voler ridurre il numero di aborti. Una volta laureata, viene assunta come accompagnatrice delle donne che desiderano abortire e nel 2008 diventa responsabile di una clinica a Bryan, in Texas. A settembre dell’anno successivo, un fatto cambia per sempre la sua vita. Un giorno c’è carenza di personale nella struttura in cui lavora, quindi viene chiamata ad assistere il medico durante un aborto di una donna incinta alla tredicesima settimana. Mentre effettua l’ecografia, in modo che il dottore possa muoversi con l’aspiratore all’interno dell’utero, Abby vede chiaramente il bambino, perfettamente formato, che si contorce convulsamente cercando di sfuggire alla cannula che ha il compito di risucchiarlo. Non può fare a meno di pensare a sua figlia e ai due aborti volontari avuti al tempo dell’università, a come si sia illusa e a come sia stata ingannata su ciò che avviene realmente. In lacrime, cerca l’aiuto di una volontaria pro-life incontrata anni prima e con cui è rimasta in contatto, che insieme al marito dirige un’associazione a favore della vita. Abby decide di licenziarsi da Planned Parenthood e inizia a lavorare insieme a loro come volontaria.